http://www.moto.it/news/nico-cereghini-se-ce-l-abbiamo-fatta-una-volta.htmlLa crisi attuale non ha niente a che vedere con quella delle aziende motociclistiche italiane degli anni settanta ed ottanta, allora le moto giapponesi erano contingentate e sotto i 350 cc. in Italia non si potevano vendere, nonostante cio' ne' la Guzzi, ne' la Ducati, ne' la Laverda erano piu' in grado di contrastare l'avanzata delle case giapponesi che stavano affilando le armi per invaderci commercialmente, anzi, adesso siamo messi meglio di allora, le moto made in Italy hanno una loro collocazione ben precisa, moto sportive, moto di carattere, delle vere race replica o moto premium, in giappone non sanno nemmeno piu' cosa voglia dire proporre moto di "carattere", a parte la nuova Yamaha R1 e la replica da 150.000 Euro della Honda Rc13V, attualmente le moto italiane, Ducati, Aprilia ed Mv Agusta vengono piu' apprezzate ed acquistate all'estero che non in Italia, cio' non toglie che anche le italiane degli anni settanta hanno mantenuto un fascino immutato nel tempo, nonostante le loro carenze di affidabilita', fatevi un giro sulle quotazioni delle moto d'epoca, le giapponesi degli anni settanta, Honda Cb 750 Four compresa, hanno un valore collezionistico molto vicino al prezzo del ferro al quintale, una Laverda 750 Sfc, come questa:
viene quotata sui 35.000 Euro.
La classe ed il fascino delle opere d'arte non si possono clonare, e questo vale anche per le moto modello 2015.