No, non questo
Sabato insieme alla Santa Donna decidiamo di farci un paio di giorni in relax, lontani dal mondo, lei io e la Culona.
Un cambio di biancheria, una maglietta pulita e via. Vallarsa, Rovereto, Val di Cembra, Val di Fassa, Pordoi, Sella, Val Badia, poi indietro, e quindi San Pellegrino, Lavazé e infine il Rolle.
Qui sul Rolle sorpasso qualche teTesko che incede a passo tranquillo, con quelle motone improbabili che però non perdono un colpo. proprio a questo penso, mentre mi piazzo dietro a una VN Vulcan aspettando il momento buono per passare anche lei, poi ancora una e posso arrivare in cima al Rolle col mio passo.
A 5 km circa dallo scollinamento, curva a sinistra che chiude molto, mi porto quanto possibile sul margine dell'asfalto, la ricordo, in salita chiude ssecca e poi ha una altro raggio, in discesa pare una tornata morbida e invece chiude all'improvviso. Ed eccolo lì, una RSV Factory che scende bella carica fa accenno a un drittone, accentua la piega e .. ma che fa? :tim: pinza di anteriore. In un attimo è sdraiato, il pilota in tuta bianca e la moto bianco-rossa dopo un istante falciano la Vulcan ed è tutto uno sparpaglairsi di pezzi in aria.
Mi fermo, cavalletto e subito a vedere il crucco della kawa che si sta rialzando. "Alles in ordnung?" "ya, ya..." ma ha lo stivale tranciato e dal taglio della tomaia esce del sangue. La RSV è lì, la targa è olandese... ha battuto di anteriore sul guardrail, praticamente da buttar via. Un brivido mi passa nella schiena, stavolta guardo la scena, nota, dalla prospettiva di uno che sta in piedi sulle proprie gambe. Ma il proprietario? Mi guardo attorno. Non c'è.
Vedo un altro olandese che si butta nella scarpata (a piedi), ha ancora il casco in testa. intanto in strada c'è un guazzabuglio, tra italiani, tedeschi e olandesi cerchiamo di smistare il traffico. Varie telefonate raggiungono in simultanea il 118 e il 112.
l'olandesino è lì, una decina di metri più sotto, tra felci, ceppi e massi. Si muove, si toglie il casco nonostante le imprecazioni del compagno che sta per raggiungerlo.
Si spostano le moto, raccatto qualche pezzo di Aprilia factory. Un Zumo col monitor infranto, la cornicetta del quadro strumenti, il borsello da serbatoio, qualche scheggia di carena. Una pedana, solo un attimo per definire con certezza che è la sinistra. Una leva esageratamente lunga: no, questa è della VN...
L'olandese si muove un po', a fatica ma parla, è cosciente. Come minimo ha la gamba sinistra spezzata, e non dev'essere un biscottino, perchè ci carica sopra, così adagiato sul dirupo. Il compagno cerca di puntellarlo con dei rami di pino.
In quello scenario di caos organizzato arrivano i VVFF di Cavalese. Poi un mezzo di emergenza sanitaria. Si organizza l'arrivo dell'elicottero, dicono. E di nuovo mi si rizza il pelo sulle braccia e sulla nuca. Gli stessi discorsi, le stesse voci indistinte, la stessa attesa di un enorme coleottero giallo limone. Ma stavolta è un altro che sente il dolore che si mescola col torpore, che sta sudando ma sente brividi di gelo, che non riesce a strapparsi di dosso gli indumenti per respirare un centimetro cubo di aria in più. Vorrei tanto una sigaretta. La Santa Donna mi spara una occhiataccia. Ha ragione.
Arriva l'uccellone, si posiziona in overing un po' più in alto di quanto avrebbe voluto, causa un pino solitario nel bel mezzo della scarpata. Fuori il winch, giù i sanitari del soccorso alpino. Li scarica, rimane un po' nei paraggi e, visto che è una cosa lunga, se ne va. Tra poco, a fare il carico, arriverà Leone I. Ironia della sorte, tutto come 6 anni fa. Ma quanti ne ha portati via dalla montagna, quell'elicottero?
Si parla di qualche costola, la Dainese bianca si apre sotto i forbicioni malefici dei sanitari, frattura scomposta di femore e tibia. Buone ferie, Olandese volante!
Lo immobilizzano sulla spinale, noto con piacere che non gli tirano i nastri arancioni sopra la fronte ed il mento, quindi il collo pare ok.
Una volta il Valchi scrisse "il costo della passione", o qualcosa del genere. Non i soldi per la moto, non quelli per la beza, per le frocerie, per il casco. eccolo qui il costo della passione. nudo e crudo, sbattuto in faccia.
Un gran casino, spiegamento di mezzi, ossa rotte, frantumi di moto sull'asfalto, settimane di dolore e mesi di sopportazione. E' un prezzo salato, anche per le tasche più capienti.
Finalmente arrivano i caramba. 40 anni in 2. Io ero proprio dietro, serve? "Mi aiuti solo con la traduzione di quel che dicono" OK. orreggo con veemenza le affermazioni di un romano che faceva capannello raccontando come l'olandese fosse andato largo a centrare direttamente il tedesco. Mostro i segni della grattata delle pedane e del manubrio, nella mezzeria che scende. Rugantino si azzittisce, seccato. I carambini scrivono. "Altro"? "No, grazie, può andare".
Mentre mi allaccio il casco, ripenso alle sensazioni, e poi mi fulmina il pensioero strano: veniva giù a bomba, ma quante curve ci sono, in Olanda, per poter affrontare così uno dei più tecnici tra i passi alpini, quello che ti spezza il ritmo, che non ha una curva uguale all'altra, che alterna misto veloce a strettissomo da prima?
Un secondo. Uno di più. E sull'asfalto ci finivo io. Di nuovo. Non è proprio tutto come quel giorno, oggi. oggi un secondo ha fatto la differenza. Via sciolto fino a casa, non forzare, lasciala scorrere, stai nella tua corsia. Il prezzo della passione non te lo puoi permettere più.