Autore Topic: Una cena speciale  (Letto 1192 volte)

Offline alex

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Una cena speciale
« il: 22 Dicembre 2012, 11:27:42 »
Allora ti aspetto per le otto.
L’invito telefonico non era per la morosa, e nemmeno per un collega di lavoro, tantomeno per una signora disinvolta conosciuta tramite amici.
Avevo invitato me stesso o, per meglio dire, mi ero invitato da solo. Con la differenza che non l’avevo fatto parlando tra me e me come a volte succede, ma trovandomi contemporaneamente da un capo e dall’altro del telefono. Fenomeno inspiegabile e figlio di un antefatto che era accaduto come in un sogno, ma un sogno di quelli frutto di malessere agitato.
Stavo tornando da un girello pigro tra i colli, in una bruma a tratti densa. “Che strano, nebbia a settembre e per giunta a quest’ora del pomeriggio”.
Una sagoma scura all’improvviso, a bordo strada, nella nebbia resa iridescente dal sole settembrino. L’occhio la nota e non la fissa, la mente la ingabbia, la elabora in un battibaleno e la categorizza in maniera spietata, allucinante.
Un ragazzo accovacciato in fianco ad una vecchia Aermacchi 125, aveva la testata tra le mani e guardava dentro al cilindro con aria preoccupata. Avevo avuto una Aermacchi così, e i troppi alesaggi ormai facevano durare poco i pistoni, che battevano inesorabilmente contro la luce di scarico nonostante il traversino.
Torno indietro e mi fermo davanti a quel ragazzo. Lo guardo nella nebbia, lui mi guarda. Sorride. Mi preoccupo.
Imprigionato dal tempo in due dimensioni, incontro me stesso di trent’anni fa. Di trent’anni dopo.
In quella strada che facevo così spesso, incontravo me stesso di quando avevo la Aermacchi.
Fu così che, ripresomi dallo stordimento, gli lasciai il mio numero di telefono.
Mi chiamò due giorni dopo, e si invitò a cena in un posto semplice, ma ben fornito. Per vedere come se la sarebbe passata, disse. Tutto felice. Ed io sentivo il gelo dell’inquietudine.
Ed ora eccoci qua, il ragazzo con la AHD ed i suoi sogni e l’uomo coi suoi ricordi.
- Allora, come ti va, come t’è andata?
- Come vedi, mi è andata benissimo, mentii
- Allora alla fine non hai più volato, sei diventato un avvocato, aiuti la gente, combatti l’ingiustizia! Quando mi hai incontrato, stavo proprio andando a Istrana a vedere qualche decollo.
- I sogni son cose da giovani, poi si cresce, c’è la vita, quella vera. Coi suoi problemi, le sue urgenze, se avessi fatto l’avvocato dei giusti a quest’ora avrei ancora la Aermacchi.
Fu colpito da questo cinismo in cui non si riconosceva. Ma incalzò con tenacia giovanile:
- E allora che mestiere fai? Che lavoro farò?
Non gli dissi che avrebbe volato, e si sarebbe sentito Apollo sul carro del Sole, per poi scoprire di essere Icaro precipitato per avvenimenti tanto crudi da fare una cacchiata dopo l’altra fino a scegliere di abbandonare. Non gli dissi che appena entrato in tribunale sarebbe scappato con un conato in fondo alla gola. Che ci si sente, in quel momento, come un medico omeopata buttato all’improvviso in un ospedale da campo sull’Ortigara, dove non sono le pillole naturali a far vivere ma amputare, tamponare, strappare e spesso anche scegliere chi far morire.
E quindi risposi
- creo strutture e situazioni di vendita, analizzo potenziali e risorse per poi modellare la squadra per giocare la partita. E le mie squadre vincono sempre, anche se spesso non mi fan più giocare quelle partite, perché la gente è così, imparalo subito.
Rimase in silenzio un attimo, uno solo però. Poi a bruciapelo
- E la Francesca, l’hai sposata?
- La Francesca era un amore giovanile, ma era ingenua e non sapeva cosa volere. Ho scelto una donna con le palle e una carriera davanti, è stato quasi una scelta obbligata.
- E io adesso come lo dico, alla Francesca?
- Allora, sei contento di queste notizie?  Sarai uno dei migliori nel tuo campo, guadagnerai molto, avrai una bella casa, una bella macchina, e tutto sembrerà girare alla grande.
Gli risparmiai l’ultima parte, forse situazioni differenti avrebbero potuto evitargliela. Sappiamo così poco sull’effettività dei Quanti…
- Non so, in verità sono un po’ deluso.
- Cos’è, ti piace la retorica bohemièn?
- No è quello, è che vedere questa faccia, vederti così... si, mi somigli, ma io non sono quella roba lì, sei... rassegnato, non hai sogni, non sei felice... io almeno, talvolta, lo sono.
- Capirai presto che la felicità è una roba che si dice ma non si fa. Capirai presto che coi soldi non si compra la felicità, ma senza soldi non si compra niente.
Inorridii sentendomi pronunciare abomini simili, a quali non riuscivo a credere neppure dopo aver visto troppi cicloni per credere che il mondo potesse essere una giostra.
- Invece spero di capirlo tardi. A volte mi pare che, talvolta, quel che si compra coi soldi sia nulla anch’esso.Ti dispiace pagare la cena? Ho speso tuti i risparmi per il pistone.
E così il ragazzo se ne va. Se ne va col suo passo trasandato, coi suoi capelli arruffati sopra una testa che dondola cullata dai sogni. L'uomo torna al tavolo, ordina un torbato e si lascia avvolgere dal suo bouquet mentre guarda davanti a sé senza vedere nulla.

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Offline ilario

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Re: Una cena speciale
« Risposta #1 il: 22 Dicembre 2012, 12:22:04 »
Bravo Alex!
Splendido regalo di Natale.
Mi aiutera' a riflettere davanti al camino.

Offline Valchisun

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Re: Una cena speciale
« Risposta #2 il: 22 Dicembre 2012, 12:36:04 »
Complimenti per come scrivi e soprattutto per il coraggio di guardarsi dentro! smbrv smbrv smbrv

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